In un contesto che preme a riaccendere i motori dell’economia, Il Centro Tessile Milano si schiera a favore dei dettaglianti che sono stati costretti a ribassare le saracinesche, facendo emergere delle linee guida per il rilancio e la sopravvivenza delle aziende commerciali del tessile, dell’abbigliamento, delle calzature, degli accessori e le pelletterie.
Emerge un forte disagio economico e psicologico per nulla contenuto dal Decreto Sostegni; piuttosto acutizzato con il prolungamento del lockdown. Ne consegue la necessità di un deciso cambio di direzione e una solida strategia per salvare le attività commerciali, il tessuto economico e rilanciare l’economia.
1) Si richiede la riapertura dei negozi di moda a prescendire delle fasce di rischio.
Come già avviene in altri Paesi Europei, il settore dell’abbigliamento è uno dei più colpiti dalle chiusure, con numerose attività portate alla soglia del fallimento e altre che rischiano di scomparire. L’apertura avverrà in totale sicurezza sia per l’esercente sia per i clienti avendo sempre rispettato i parametri per il contenimento della pandemia ricorrendo fin da subito all’adeguamento dei punti vendita nel rispetto della normativa vigente per fronteggiare l’emergenza Covid.
2) Riattivare il credito di imposta sui canoni di locazione
Anche il credito d’imposta sui canoni di locazione degli esercizi commerciali prevista nella legge di conversione del DL Ristori è una richiesta che va riproposta per le aziende della moda che sono state costrette alla chiusura in fascia rossa, almeno per i primi quattro mesi del 2021.
3) Indennizzi e credito di imposta sulle eccedenze di magazzino
Altro argomento determinate sono gli indennizzi, oltremodo selettivi e scarsi soprattutto per le imprese del settore moda. A tal proposito si richiede la riproposizione dell’emendamento sull’estensione alla filiera moda, includendo il commercio al dettaglio, del credito d’imposta sull’eccedenze di magazzino (ex articolo bis del DL rilancio).
4) Abbassare la soglia del 30% per usufruire dei contributi
Altro punto critico è la soglia minima del 30% della perdita di fatturato per poter usufruire dei contributi. Percentuale decisamente riduttiva per un settore che a differenza di altri è stato costretto a mitigare le perdite di fatturato ricorrendo a sconti, promozioni e saldi, cha hanno reso possibile, in parte di contenere le perdite, ma quasi azzerato i margini che permettono a un’attività di stare sul mercato.
5) Aliquota agevolata al 10%
Si richiede, inoltre, per sostenere e stimolare la domanda interna dei prodotti moda di introdurre un’aliquota agevolata temporanea del 10% e detrazioni fiscali dedicate al consumo in linea con quanto è stato fatto dei settori edilizia ed automobili (ecobonus) e arredamento (bonus mobili).
6) Contrastare gli oligopoli stranieri on-line
In ultimo, ma non di minor importanza, la volontà di contrastare la concorrenza sleale da parte del mercato e-commerce generato dei grossi gruppi stranieri, che durante la pandemia hanno ulteriormente contribuito ad un indebolimento del commercio interno.
È urgente prendere misure calibrate e ben studiate per permettere al sistema moda di ripartite dando il sostegno necessario. Si confida anche nell’appoggio del Governo per moratorie e riaperture in sicurezza salvaguardando un settore che possiamo definire un patrimonio di storia e competenza.